IERI l'altro al Tettuccio di Montecatini Terme in occasione del suo applaudito e commosso intervento per ricordare Franco Ballerini durante la presentazione della Tirreno-Adriatico, l'uomo immagine del nostro ciclismo, Alfredo Martini, ricordava come Franco Ballerini fosse di casa a Sesto Fiorentino. "Era uno di famiglia, il caffe' per lui c'era quasi tutti i giorni, anzi voglio aggiungere - disse Alfredo - Franco e' come fosse ancora in famiglia". Proprio per questo in quella casa nel centro di Sesto, oggi il compleanno per questo grande personaggio definito maestro, saggio, simbolo, ambasciatore e via di seguito, sara' diverso, troppo recente ed ancora vivo dentro di lui l'immenso dolore sopportato per la morte del commissario tecnico della nazionale azzurra. Manchera' la telefonata di Franco assieme alle tantissime altre che arriveranno a casa Martini dove nell'intimita' della famiglia, con la moglie Elda, le figlie Silvia e Milvia, i nipoti ed parenti, Alfredo spegnera' le 89 candeline che occorrono per ricordare gli anni gia' trascorsi da questo gentiluomo. Si commuovera' anche oggi, come nove anni fa quando tutta Sesto Fiorentino lo festeggio' al Palasport per gli 80 anni e Gianni Bugno uno dei suoi "figliocci" azzurri che gli regalo' due titoli iridati a Stoccarda e Benidorm quando era commissario tecnico, gli mandò un biglietto d’auguri con scritto . Alfredo non riesce ancora a darsi pace della scomparsa del "Ballero" e quando a Montecatini due giorni fa scorrevano le immagini di Franco corridore sulle infami pietre della Parigi-Roubaix, scuoteva la testa stretta tra le mani, che servivano anche a nascondere l'emozione e le lacrime. In questa giornata del compleanno non ricorderemo quello che e' stato come atleta, direttore sportivo e per 23 anni "citto" della nazionale italiana con le sei medaglie d'oro vinte, ma preferiamo tornare ancora sulle sue parole pronunciate a Montecatini Terme.
"Il ciclismo e' amato ancora dalla gente nonostante il male che si e' procurato. E' un esercizio sportivo complesso e difficile, occorrono sacrifici, non e' come infilarsi un paio di mutandine e scendere in campo. E' lo sport che piu' di ogni altro somiglia al lavoro. A un lavoro umile. Quando le sofferenze diventano atroci sotto la pioggia, la grandine, oppure la neve sul Gavia o sul Mortirolo, quando i morsi del freddo lungo le discese sono continue fitte ai limiti della sopportazione, quando devi gareggiare sotto il sole che picchia e ci sono 40 gradi, l'amore degli sportivi e degli appassionati diventa adorazione per i corridori. Ma questo - aggiunse Martini - non è sadismo e' solo ammirazione e orgoglio. I corridori non devono tradire gli sportivi ed i tifosi come e' successo in varie occasioni, anche troppo spesso, guai a perdere il pubblico che merita rispetto ed e' il termometro del nostro sport". Alfredo Martini tra qualche giorno sara' chiamato in causa per esprimere il suo parere sul nuovo commissario tecnico che dovra' essere scelto dal Consiglio federale, ma intanto tantissimi auguri a questa bandiera del ciclismo nel mondo.
ANTONIO MANNORI
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