Ai campionati del mondo under 23 gli italiani sono finiti lontano dal podio. Mirko Rossato, team manager della Trevigiani Dynamon Bottoli, traccia un suo personale bilancio delle prove dei suoi azzurri, Mattia Cattaneo ed Enrico Barbin, e della nazionale nel suo complesso.
"La prima considerazione da fare e' che il circuito di Valkenburg si e' rivelato meno selettivo di quanto si pensava - afferma il tecnico padovano -. Sia Barbin, sia Cattaneo amano percorsi piu' duri. Enrico poi ha forato, ha cambiato la bici e nel finale ha pagato lo sforzo fatto per rientrare. Nel complesso credo che per loro fosse difficile fare di piu' di quello che hanno fatto.
Quello che mi e' saltato all'occhio del mondiale disputato dall'Italia e' che in realta' la squadra non era compatta. Mi e' sembrato che ognuno pensasse per se, cercando il risultato personale, e cosi non si ottiene niente. Fedi e' in assoluto quello che mi e' piaciuto di piu'. Non ho capito perche' Villella si e' messo al suo inseguimento; quanto a Felline, forse doveva cercare una sola azione e fatta bene. Si e' corso a piu' di 40 all'ora, questo significa che il percorso era veloce, adatto a velocisti che tengono negli strappi. Credo che corridori come Ruffoni e Sbaragli ci sarebbero stati bene".
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