In primavera abbiamo letto piu' volte le dichiarazioni del presidente Renato Di Rocco nelle quali affermava che le iniziative prese per il ciclismo giovanile dall'eliminazione delle premiazioni per i giovanissimi al blocco della seconda domenica di attivita' con la promozione di attivita' alternative erano a suo giudizio necessarie per cambiare il ciclismo e affermava (sono parole sue) che non sarebbe tornato mai indietro anche se questo gli sarebbe costato la mancata rielezione alla presidenza della Federciclismo.
A quanto ci hanno riferito piu' fonti,in quest'ultimo periodo, il presidente Renato Di Rocco in piena campagna elettorale sta ripetendo che queste iniziative devono essere riviste e che e' disposto a cambiare le decisioni prese in merito.
Ora la domanda che ci poniamo e': se questo e' vero perche' non fa delle dichiarazioni pubbliche (vedi Gazzetta dello Sport o sito della Federciclismo) come ha fatto in passato e si limita a dirlo solo verbalmente a qualche dirigente ?
Perche' non fa un mea culpa pubblico e (come ci e' stato riferito) non smette di scaricare sui componenti del Consiglio Federale iniziative che sono anche sue ?
Cio' che ci insospettisce e' che non molto tempo fa in occasione di un corso di aggiornamento per direttori sportivi almeno uno dei "suoi" tecnici federali probabilmente non ancora informato della svolta ha continuato ad affermare che le iniziative prese ad inizio stagione dalla Federazione erano giuste e si doveva procedere per questa strada.
Il dubbio che ci sorge soprattutto perche' le elezioni sono vicine e' quale proverbio utilizzare: Renato Di Rocco redento sulla via di Damasco oppure (per ottenere qualche voto in piu') il lupo perde il pelo ma non il vizio?
Conoscendo le grandi ed indubbie doti politiche del presidentissimo propendiamo per il secondo , ma naturalmente lasciamo a chiunque la liberta' di applicare quello che ritiene piu' giusto....
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