Mi sono soffermato a riflettere sui risultati emersi dall'assemblea Nazionale della FCI e sono convinto che parlare esclusivamente di vincitori e vinti, sia superficiale e troppo riduttivo. Sarebbe altresi facile additare i traditori o esaltare coloro che, invece, hanno dimostrato coerenza e correttezza nelle proprie scelte.
No, non e' cosi! L'analisi e', e deve necessariamente essere molto piu' profonda.
Non credo che, all'inizio di questa comunque gratificante avventura, qualcuno potesse immaginare che cambiare il sistema di gestione attuale del ciclismo, fosse una passeggiata, ma ho doverosamente provato a farlo. Il mio percorso non e' stato una rincorsa al voto di Palazzo, ma un preciso impegno rivolto alla soluzione delle molte problematiche manifestate dalla base e mai affrontate; prima fra tutte, la necessita' di una maggiore democrazia da tutti invocata, ma sempre ignorata.
Con particolare soddisfazione osservo che, anche se numericamente sconfitto, la mia candidatura e il mio programma hanno avuto eco positivo nell'ambiente ciclistico.
E' un dato di fatto che, esclusa la proposta dei tesseramenti individuali, gia' dal Consiglio Federale del mese di dicembre e con molta fretta, siano stati adottati provvedimenti espressi con largo anticipo nel mio programma: cartelle mediche nella categoria juniores, provvedimenti sull'attivita' dei Giovanissimi, delega ai Comitati regionali per l'organizzazione delle manifestazioni, nonche' tutti gli impegni assunti dal Presidente immediatamente dopo l'elezione. Primo fra tutti, quello di partecipazione piu' attiva dei CR all'attivita' del Consiglio Federale.
La stessa ammissione delle difficolta' presenti oggi nella base, rafforza la mia credibilita' e conferma la lungimiranza della mia candidatura.
Purtroppo il contesto politicizzato e clientelare, compatto nell'appropriarsi di poltrone e uomini, ha fatto emergere il dato, forse, piu' sconfortante e disarmante: la totale assenza di peso di coloro che alimentano il ciclismo, prime fra tutte le Societa'.
Esistono oggi Comitati, non necessariamente al Sud, ma soprattutto Presidenti regionali che senza nessun risultato, ma con il gran merito di essersi dimostrati passacarte al servizio del sistema, godono dello stesso peso e considerazione di Comitati virtuosi, ricchi di storia, tradizioni e, soprattutto, di risultati.
Ecco perche' parlare oggi di tradimenti e comportamenti scorretti, mi sembra veramente iniquo. Questo sistema e' figlio di una politica (non solo sportiva) tutta italiana, ma soprattutto e' frutto di un potere esercitato troppo spesso in modo chirurgico.
Volendo dare una lettura, in chiave razionale e positiva, di quanto emerso a Levico, ritengo che la mia azione molte volte dirompente e sempre incentrata nella serieta', operativita' e soprattutto dignita', fuori da ogni logica di appartenenza, abbia comunque, al di la' dei soli 40 voti ricevuti, ottenuto dei risultati.
Abbiamo portato in Consiglio Federale, su mia proposta, un vice Presidente, sicuramente gia' in linea con l'attuale Consiglio, ma anche persona che "sa fare" il Ciclismo, due Consiglieri e un rappresentante degli atleti (quest'ultimo in condivisione). Penso non sia poco.
Concludendo, invito tutti coloro che mi hanno appoggiato, convinti della bonta' del progetto, a continuare a crederci, mai assumendo atteggiamenti polemici, ma sempre comunque costruttivi. Oggi la battaglia politica e' finita. Deve necessariamente continuare, invece, quella utile a far crescere il nostro sport, soprattutto per consegnare ai giovani un ciclismo diverso e credibile, vigilando sempre sulle scelte e sui contenuti.
Resto convinto che quella intrapresa fosse la strada migliore e che nulla sia stato tralasciato. La passione, le nostre idee e la convinzione con la quale sono state espresse, ci hanno portato ad avere un'alta considerazione in tutto l'ambiente che pedala...
Per tutto questo, grazie a tutti.
Rocco Marchegiano
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